martedì 29 aprile 2008
Considerazioni personali
Il primo maggio è la festa dei lavoratori.
Vorrei che questa ricorrenza fosse realmente di festa per tutte quelle persone che ogni giorno si recano sul luogo di lavoro per guadagnarsi da vivere in modo onesto e cercare di sostenere e sostentare la propria famiglia.
Oggi in Italia il lavoro non riveste solo un significato positivo e quindi di mezzo per elevarsi nella società e mantenere in una situazione dignitosa la famiglia.
Ogni giorno purtroppo e drammaticamente ci sono dei lavoratori e delle lavoratrici, degli uomini e delle donne, dei mariti e delle mogli, dei padri e delle madri, dei fratelli e delle sorelle, che si recano sul luogo di lavoro e lì trovano la loro tragica fine.
Il lavoro diventa strumento di morte, una morte detta bianca, ma che di bianco e di candido non ha proprio nulla, invece è una morte tragicamente reale.
Ogni volta che sento di una morte sul lavoro mi vengono i brividi alla schiena e penso che di lavoro NON si può e NON si deve morire.
Il lavoro dovrebbe essere il mezzo, nei casi più fortunati, per elevarsi nella società e per fare ciò che piace o quantomeno il mezzo per condurre e far condurre alla propria famiglia una vita decorosa e onesta.
Penso che in uno stato civile i lavoratori dovrebbero essere protetti nel modo più ampio possibile perchè sono una risorsa per la nazione, ma più semplicemente penso a tutte quelle famiglie che vedono i loro cari uscire la mattina per una giornata di lavoro e non fare più ritorno.
TUTTO QUESTO DEVE CESSARE, NON E’ MINIMAMENTE TOLLERABILE.
Il lavoro deve essere fonte di vita e non origine di lutti e malattie.
Al centro dell'attenzione deve esserci il lavoratore, l’uomo, e non la logica del profitto.
Mi auguro che il futuro già da domani possa essere migliore per tutti i lavoratori.Buon primo maggio.
Vorrei che questa ricorrenza fosse realmente di festa per tutte quelle persone che ogni giorno si recano sul luogo di lavoro per guadagnarsi da vivere in modo onesto e cercare di sostenere e sostentare la propria famiglia.
Oggi in Italia il lavoro non riveste solo un significato positivo e quindi di mezzo per elevarsi nella società e mantenere in una situazione dignitosa la famiglia.
Ogni giorno purtroppo e drammaticamente ci sono dei lavoratori e delle lavoratrici, degli uomini e delle donne, dei mariti e delle mogli, dei padri e delle madri, dei fratelli e delle sorelle, che si recano sul luogo di lavoro e lì trovano la loro tragica fine.
Il lavoro diventa strumento di morte, una morte detta bianca, ma che di bianco e di candido non ha proprio nulla, invece è una morte tragicamente reale.
Ogni volta che sento di una morte sul lavoro mi vengono i brividi alla schiena e penso che di lavoro NON si può e NON si deve morire.
Il lavoro dovrebbe essere il mezzo, nei casi più fortunati, per elevarsi nella società e per fare ciò che piace o quantomeno il mezzo per condurre e far condurre alla propria famiglia una vita decorosa e onesta.
Penso che in uno stato civile i lavoratori dovrebbero essere protetti nel modo più ampio possibile perchè sono una risorsa per la nazione, ma più semplicemente penso a tutte quelle famiglie che vedono i loro cari uscire la mattina per una giornata di lavoro e non fare più ritorno.
TUTTO QUESTO DEVE CESSARE, NON E’ MINIMAMENTE TOLLERABILE.
Il lavoro deve essere fonte di vita e non origine di lutti e malattie.
Al centro dell'attenzione deve esserci il lavoratore, l’uomo, e non la logica del profitto.
Mi auguro che il futuro già da domani possa essere migliore per tutti i lavoratori.Buon primo maggio.
La festa del primo maggio - dal sito
La Festa del Lavoro affonda le sue radici nelle battaglie intraprese dal movimento operaio verso la fine del secolo scorso. Il primo maggio del 1886, infatti, negli Stati Uniti, la "Federation Trade and Labor Unions" aveva proclamato i primi scioperi ad oltranza per chiedere di sancire contrattualmente l'orario lavorativo di otto ore. Le agitazioni riguardarono circa 400 mila lavoratori dei diversi stati dell'Unione e provocarono scontri con la polizia, come avvenne il 4 maggio a Chicago, dove al termine di una grande manifestazione con oltre 80 mila persone una vera e propria battaglia causò 11 morti ed un centinaio di feriti.La decisione di organizzare una manifestazione a data fissa per ridurre legalmente la giornata di lavoro fu presa però solo tre anni più tardi, il 14 luglio 1889, approvando all'unanimità una mozione presentata dai delegati francese e statunitense al Congresso della Seconda Internazionale. In Europa la prima celebrazione della Festa del Lavoro si ebbe quindi nel 1890, con esclusione dell'Italia dove l'allora presidente del Consiglio, Francesco Crispi, impartì ordini severi ai prefetti di reprimere sul nascere qualsiasi manifestazione di piazza. Nel nostro paese la prima commemorazione della Festa del Lavoro si tenne l'anno successivo, il primo maggio del 1891, in un clima tutt'altro che tranquillo, tanto che a Roma, in scontri tra polizia e dimostranti, ci furono due morti e decine di feriti. Dal 1891 fino all'avvento del fascismo il primo maggio coincise con le celebrazioni della Festa dei Lavoratori, ma dall'ambito sindacale dell'orario di lavoro le rivendicazioni si estesero al terreno dei diritti civili e a quello della politica internazionale del Paese.Dopo l'ottobre del 1922 Mussolini decise di abolire le celebrazioni del primo maggio e stabilì la data del 21 aprile (Natale di Roma) per festeggiare "il lavoro italiano e non quello inteso in senso astratto e universale". Durante il ventennio di regime fascista, tuttavia, in molte grandi città le commemorazioni proseguirono, sia pure in modo clandestino. Nel 1945, con la Liberazione, il primo maggio tornò a coincidere con la festa del lavoro. Delle celebrazioni in epoca repubblicana resta memorabile per la sua tragicità quella del 1947 a Portella della Ginestra, nelle campagne del palermitano, dove durante una manifestazione di braccianti i banditi di Salvatore Giuliano spararono sulla folla uccidendo 11 persone. Negli anni successivi le celebrazioni del primo maggio si intrecciano con le vicende interne alle confederazioni sindacali e agli svilupi della situazione politica, sociale ed economica dell'Italia. Il primo maggio 1990, anno del centenario, CGIL, CISL e UIL organizzano una celebrazione a Milano, nell'area degli ex stabilimenti Ansaldo, alla quale partecipa, per la prima volta nella storia della Festa del Lavoro, il Presidente della Repubblica.La strage di Portella della GinestraNella storia del primo maggio la pagina più sanguinosa venne scritta nel 1947 a Portella della Ginestra. Dopo anni di sottomissione a un potere feudale la Sicilia stava vivendo una fase di rapida crescita sociale e politica. Un grande movimento organizzato aveva conquistato il diritto di occupare e avere in concessione le terre incolte.L'offensiva del movimento contadino, insieme alla vittoria elettorale del blocco del popolo alle elezioni per l'assemblea regionale, suscitarono però l'allarme delle forze reazionarie. Intimidazioni contro sindacalisti e esponenti dei partiti della sinistra erano frequenti e affidate al banditismo separatista. Il primo maggio del 1947, secondo una usanza che risaliva all'epoca dei fasci siciliani, circa 2000 contadini, uomini, donne, bambini ed anziani, si erano dati appuntamento nella piana di Portella della Ginestra. Appostati sulle colline vicine c'erano ad attenderli, armati di mitragliatrici, gli uomini della banda di Salvatore Giuliano, rinfoltita con alcuni elementi prezzolati. Aveva appena iniziato a parlare il primo oratore, quando si sentirono i primi colpi. Per la folla non ci poteva essere scampo: alla fine si contarono 11 morti e più di 50 feriti. La notizia della strage si diffuse in tutta Italia e la CGIL proclamò per il 3 maggio uno sciopero generale. Purtroppo le indagini furono compromesse dalla volontà di una parte delle forze di governo ed in particolare del ministro dell'interno dell'epoca, Mario Scelba , di escludere in partenza la pista della strage politica. Tutte le colpe furono addossate al bandito Giuliano, malgrado il rapporto dei Carabinieri indicasse come possibili mandanti, "elementi reazionari in combutta con i mafiosi locali". Lo stesso Giuliano fu eliminato, 3 anni dopo, dal suo luogotenente Gaspare Pisciotta che a sua volta fu avvelenato in carcere nel 1954 dopo aver preannunciato clamorose rivelazioni sui mandanti della strage di Portella. Una strage che sembra quindi inaugurare la lunga catena di misteri e di eccidi che insanguineranno l'Italia negli anni a venire.
Articolo di oggi - da Repubblica on-line
Creatività e talento sempre più sacrificati: un libro scardina il mito del genio italicoProcesso di valorizzazione vicino al collasso: colpa di impresa, scuola e geografia
Un lavoro si trova, ma dequalificatoItalia, il Paese dei cervelli sprecati
di MICHELE SMARGIASSI
Fantozzi si guarda allo specchio, si vede Leonardo, e si consola. La figura professionale più richiesta dal mercato del lavoro italiano è ancora il ragioniere, ma i discorsi dei politici e quelli del bar, unanimi, s'aggrappano ancora al mito del genio italico che ci salverà. Non siamo forse il paese degli artisti, degli stilisti che il mondo c'invidia? No. Non lo siamo. È ora di toglierci dalla testa mitologie non solo infondate, ma pericolose. Lo fa con chirurgica spietatezza Irene Tinagli, la ricercatrice italiana del team dell'americano Richard Florida, il padre della "teoria della classe creativa". Il suo Talento da svendere, in uscita oggi da Einaudi, ha i numeri del saggio, il taglio di un pamphlet e l'obiettivo di smontare un po' di luoghi comuni sul paracadute che garantirebbe all'Italia scalcinata e impoverita di sopravvivere agli scontri coi titani della globalizzazione: ovvero la sua riserva di creatività, garantita, eterna, quasi genetica. Poveri ma geniali? Ma dove? A che serve il genio, quand'anche l'avessero nel Dna, ai 48 italiani su cento che non sanno usare Internet, alla spaventosa maggioranza che non sa neanche una lingua straniera, alla quasi totalità che non sa cosa succede nel mondo? Dove starebbe questo genio, poi, che nomi ha? Rubbia, Levi Montalcini, Dulbecco, i nostri premi Nobel, che poi hanno tutti studiato e lavorato all'estero? "Michelangelo diventò un grande artista perché aveva un muro da affrescare, e io in Italia non avevo un muro", così, amaro, Riccardo Giacconi, premio Nobel 2002 per la Fisica, italiano all'anagrafe, americano per obbligo.
Marconi inventò la radio a Pontecchio, ma andò a fondare la sua impresa a Londra. Meucci inventò il telefono negli Usa. Armani, Versace? Guardiamo ai ruolini d'assunzione, piuttosto: l'anno scorso le imprese italiane hanno offerto solo il 9 per cento dei nuovi posti a figure professionali altamente qualificate. Il mito del genio solitario ci sta facendo del male. Ci rende pigri, inattivi, in attesa che l'intelligentone ci piova addosso dal cielo. Ai paesi in ascesa impetuosa non importa nulla della "caccia al talento" individuale e straordinario, da pescare già fatto "come una perla nel guscio dell'ostrica": producono invece ottimi, anonimi, compatti, efficienti staff. Negli Usa vanno forte ingegneri biomedici, elettronici e ambientali: da noi, en attendant un Galileo o un Brunelleschi, la categoria professionale in maggiore espansione è quella dei commessi e degli impiegati. E un milione di laureati s'accontenta di lavori che avrebbe potuto fare senza laurea. Abbiamo gioito troppo presto per l'impennata di iscrizioni seguita alla riforma universitaria (più 6% dal 2001 al 2004); ma è già rientrata, scopre Tinagli: dal 2004 le iscrizioni sono in calo di circa 6-8 mila unità l'anno. Gli atenei italiani offrono l'inverosimile catalogo di 5434 corsi di laurea diversi, ma le matricole sono cresciute solo del 2 per cento e i laureati "brevi" trovano lavoro più tardi e peggio pagati dei diplomati. Una domanda "scorretta" s'affaccia alla mente di ogni diciottenne: conviene proprio continuare a studiare? Le statistiche dicono che i laureati guadagnano in media 26.700 euro annui contro i 17.700 dei diplomati, ma è una media ingannevole: si arriva al top della retribuzione solo dopo molti anni, e il rischio di non iniziare nemmeno la gara è alto. Il problema allora non è delle mamme. La dotazione d'intelligenza è equamente distribuita nel mondo. Potenzialmente non siamo svantaggiati: produciamo più ingegneri della Germania, e il 7,5% della produzione internazionale di pubblicazioni di fisica è firmata da autori italiani. Secondo i criteri di Florida, la classe creativa italiana (quella parte di forza chiamata a "elaborare continuamente operazioni complesse per risolvere problemi non standardizzati") arriva a quattro milioni di persone, il 21 per cento degli occupati, ed è raddoppiata in un quindicennio. Ma per farlo fruttare, il talento bisogna coltivarlo. È il "processo di valorizzazione" che in Italia è vicino al collasso. E qui le colpe sono di molti. Gli attori del sistema che non fanno la loro parte sono almeno tre: l'università, l'impresa, e la geografia. Della prima s'è detto: e non basta il rientro faticoso di qualche centinaio di "cervelli" per riequilibrare una "bilancia dei pagamenti" del talento drammaticamente deficitaria (importiamo il 3 per cento dei nostri "creativi" dal mondo, ma esportiamo il 5% dei nostri solo negli Usa). Quanto alle imprese, l'Isfol s'è preso la briga di contare gli annunci di offerta di lavoro: nel 2006 tre su quattro non chiedevano alcun titolo di studio, il 7% in più di tre anni prima. Avere studiato non paga. Sotto la soglia degli 800 euro mensili, calcola l'Ires, c'è il 14 per cento dei licenziati elementari, il 14,1 dei diplomati e il 28,2 per cento dei laureati. Retribuzioni decenti sono più un premio all'anzianità che al merito: nei paesi Ocse siamo quello che paga meno i laureati tra i 30 e i 40 anni. Negli anni Ottanta il divario retributivo tra laureati a inizio e fine carriera era del 20%, nel 2004 era del 35%. E la geografia? Ha le sue colpe, ed è in questo capitolo che l'analisi di Tinagli risente di più dell'originale impostazione di Florida. L'Italia dei campanili, delle comunità piccole ospitali e coese... Scordatevela. È un paese di gabbie: soffocanti e bigotte. Tra tutti gli europei, secondo il World Value Survey, gli italiani sono quelli che gradiscono meno (29%) avere per vicino di casa un gay: più ancora che un tunisino. Cosa c'entra? C'entra, è il termometro dell'apertura mentale al nuovo, al diverso, senza il quale si implode nel conservatorismo e nel declino. Del resto si vede: solo il 21% dei nostri manager è donna, il 35 in Germania, il 31 in Spagna. Persino i "distretti industriali", salvezza e patrimonio dell'Emilia rossa come del Nord-Est leghista, hanno fatto il loro tempo e oggi sono, dice Tinagli, circuiti troppo chiusi, insofferenti delle eccentricità che possono turbare una comunità ma anche portarle stimoli nuovi. Il genio italico soffre di costipazione. Ci restano sole e mare? (29 aprile 2008)
Un lavoro si trova, ma dequalificatoItalia, il Paese dei cervelli sprecati
di MICHELE SMARGIASSI
Fantozzi si guarda allo specchio, si vede Leonardo, e si consola. La figura professionale più richiesta dal mercato del lavoro italiano è ancora il ragioniere, ma i discorsi dei politici e quelli del bar, unanimi, s'aggrappano ancora al mito del genio italico che ci salverà. Non siamo forse il paese degli artisti, degli stilisti che il mondo c'invidia? No. Non lo siamo. È ora di toglierci dalla testa mitologie non solo infondate, ma pericolose. Lo fa con chirurgica spietatezza Irene Tinagli, la ricercatrice italiana del team dell'americano Richard Florida, il padre della "teoria della classe creativa". Il suo Talento da svendere, in uscita oggi da Einaudi, ha i numeri del saggio, il taglio di un pamphlet e l'obiettivo di smontare un po' di luoghi comuni sul paracadute che garantirebbe all'Italia scalcinata e impoverita di sopravvivere agli scontri coi titani della globalizzazione: ovvero la sua riserva di creatività, garantita, eterna, quasi genetica. Poveri ma geniali? Ma dove? A che serve il genio, quand'anche l'avessero nel Dna, ai 48 italiani su cento che non sanno usare Internet, alla spaventosa maggioranza che non sa neanche una lingua straniera, alla quasi totalità che non sa cosa succede nel mondo? Dove starebbe questo genio, poi, che nomi ha? Rubbia, Levi Montalcini, Dulbecco, i nostri premi Nobel, che poi hanno tutti studiato e lavorato all'estero? "Michelangelo diventò un grande artista perché aveva un muro da affrescare, e io in Italia non avevo un muro", così, amaro, Riccardo Giacconi, premio Nobel 2002 per la Fisica, italiano all'anagrafe, americano per obbligo.
Marconi inventò la radio a Pontecchio, ma andò a fondare la sua impresa a Londra. Meucci inventò il telefono negli Usa. Armani, Versace? Guardiamo ai ruolini d'assunzione, piuttosto: l'anno scorso le imprese italiane hanno offerto solo il 9 per cento dei nuovi posti a figure professionali altamente qualificate. Il mito del genio solitario ci sta facendo del male. Ci rende pigri, inattivi, in attesa che l'intelligentone ci piova addosso dal cielo. Ai paesi in ascesa impetuosa non importa nulla della "caccia al talento" individuale e straordinario, da pescare già fatto "come una perla nel guscio dell'ostrica": producono invece ottimi, anonimi, compatti, efficienti staff. Negli Usa vanno forte ingegneri biomedici, elettronici e ambientali: da noi, en attendant un Galileo o un Brunelleschi, la categoria professionale in maggiore espansione è quella dei commessi e degli impiegati. E un milione di laureati s'accontenta di lavori che avrebbe potuto fare senza laurea. Abbiamo gioito troppo presto per l'impennata di iscrizioni seguita alla riforma universitaria (più 6% dal 2001 al 2004); ma è già rientrata, scopre Tinagli: dal 2004 le iscrizioni sono in calo di circa 6-8 mila unità l'anno. Gli atenei italiani offrono l'inverosimile catalogo di 5434 corsi di laurea diversi, ma le matricole sono cresciute solo del 2 per cento e i laureati "brevi" trovano lavoro più tardi e peggio pagati dei diplomati. Una domanda "scorretta" s'affaccia alla mente di ogni diciottenne: conviene proprio continuare a studiare? Le statistiche dicono che i laureati guadagnano in media 26.700 euro annui contro i 17.700 dei diplomati, ma è una media ingannevole: si arriva al top della retribuzione solo dopo molti anni, e il rischio di non iniziare nemmeno la gara è alto. Il problema allora non è delle mamme. La dotazione d'intelligenza è equamente distribuita nel mondo. Potenzialmente non siamo svantaggiati: produciamo più ingegneri della Germania, e il 7,5% della produzione internazionale di pubblicazioni di fisica è firmata da autori italiani. Secondo i criteri di Florida, la classe creativa italiana (quella parte di forza chiamata a "elaborare continuamente operazioni complesse per risolvere problemi non standardizzati") arriva a quattro milioni di persone, il 21 per cento degli occupati, ed è raddoppiata in un quindicennio. Ma per farlo fruttare, il talento bisogna coltivarlo. È il "processo di valorizzazione" che in Italia è vicino al collasso. E qui le colpe sono di molti. Gli attori del sistema che non fanno la loro parte sono almeno tre: l'università, l'impresa, e la geografia. Della prima s'è detto: e non basta il rientro faticoso di qualche centinaio di "cervelli" per riequilibrare una "bilancia dei pagamenti" del talento drammaticamente deficitaria (importiamo il 3 per cento dei nostri "creativi" dal mondo, ma esportiamo il 5% dei nostri solo negli Usa). Quanto alle imprese, l'Isfol s'è preso la briga di contare gli annunci di offerta di lavoro: nel 2006 tre su quattro non chiedevano alcun titolo di studio, il 7% in più di tre anni prima. Avere studiato non paga. Sotto la soglia degli 800 euro mensili, calcola l'Ires, c'è il 14 per cento dei licenziati elementari, il 14,1 dei diplomati e il 28,2 per cento dei laureati. Retribuzioni decenti sono più un premio all'anzianità che al merito: nei paesi Ocse siamo quello che paga meno i laureati tra i 30 e i 40 anni. Negli anni Ottanta il divario retributivo tra laureati a inizio e fine carriera era del 20%, nel 2004 era del 35%. E la geografia? Ha le sue colpe, ed è in questo capitolo che l'analisi di Tinagli risente di più dell'originale impostazione di Florida. L'Italia dei campanili, delle comunità piccole ospitali e coese... Scordatevela. È un paese di gabbie: soffocanti e bigotte. Tra tutti gli europei, secondo il World Value Survey, gli italiani sono quelli che gradiscono meno (29%) avere per vicino di casa un gay: più ancora che un tunisino. Cosa c'entra? C'entra, è il termometro dell'apertura mentale al nuovo, al diverso, senza il quale si implode nel conservatorismo e nel declino. Del resto si vede: solo il 21% dei nostri manager è donna, il 35 in Germania, il 31 in Spagna. Persino i "distretti industriali", salvezza e patrimonio dell'Emilia rossa come del Nord-Est leghista, hanno fatto il loro tempo e oggi sono, dice Tinagli, circuiti troppo chiusi, insofferenti delle eccentricità che possono turbare una comunità ma anche portarle stimoli nuovi. Il genio italico soffre di costipazione. Ci restano sole e mare? (29 aprile 2008)
lunedì 21 aprile 2008
RESISTENZA
Il 25 aprile è una delle ricorrenze più importanti che abbiamo nel calendario.
Sono passati 63 dal primo 25 aprile, il giorno in cui l'Italia occupata si sollevò contro l'occupante nazista e contro quegli italiani che scelsero di stare dalla parte dei tedeschi.
In questo giorno ricordiamo tutte le persone, uomini e donne, che combatterono per noi, per dare a tutti gli italiani la libertà, quella libertà che mancava al paese dall'ottobre del 1922.
Io non posso fare altro che ringraziare chi ha dato il suo contributo per farmi vivere in un paese libero da ogni dittatura.
venerdì 18 aprile 2008
giovedì 17 aprile 2008
RINGRAZIAMENTI
Voglio ringraziare tutti gli elettori e le elettrici del collegio n. 2 di Varese che hanno dato il loro voto a Sinistra Arcobaleno e di conseguenza anche a me.
Vi ringrazio per la fiducia che avete voluto accordarmi.
Spero di essere meritevole oggi e per il futuro della vostra stima.
CONSIDERAZIONI POLITICHE
Le elezioni di sono appena concluse e penso che ora dobbiamo porci delle domande sul futuro della Sinistra in Italia.
Il risultato è molto deludente non c'è che dire. Il 3% dei consensi non ci permette di essere rappresentati a livello nazionale. A livello locale siamo riusciti a far eleggere solo un “nostro” rappresentante in provincia, visto come sono andate le cose questo non era per niente scontato.
Ora secondo il mio parere per la Sinistra si aprono due strade.
La prima è quella di alzare bandiera bianca, dare ragione ai compagni che hanno formato il PD e confluire in quel soggetto politico per portare da lì il nostro contributo da Sinistra.
Vorrebbe dire arrendersi al piano di Veltroni e del PD cioè regolare i conti a sinistra, fare il pieno di voti di questa parte politica per poi rivolgersi al centro. Da anni sentiamo dire che in Inghilterra e negli USA la sinistra si trova all’interno rispettivamente del Partito Laburista e del Partito Democratico.
La seconda strada, quella più difficile, ma anche quella che spero diventi presto una realtà, è quella di formare al più presto il Partito Unico della Sinistra, (secondo me si dovrebbe chiamare Partito Progressista).
Tale soggetto dovrebbe innestarsi sull'esperienza dei quattro partiti fondatori, voglio credere e sperare che tutti e quattro i soggetti oggi a sinistra converranno per la nascita di questo nuovo partito.
La nuova sinistra dovrebbe prima di tutto chiedersi quali sono stati gli errori commessi.
Io credo che ci dobbiamo rinnovare e ritrovare il nostro rapporto con le persone.
Penso che una Sinistra moderna non sia solo quella dei no, ma anzi e soprattutto sia una Sinistra capace di dire anche dei SI e di trovare soluzioni nuove ai problemi del paese.
Dobbiamo tornare a parlare con i pensionati e lavoratori dipendenti. Aprire un dialogo con i lavoratori autonomi ed i piccoli imprenditori.
Dobbiamo esprimerci sul tema della sicurezza sociale, penso alla certezza della pena oltre che alla rieducazione del reo.
Dobbiamo interrogarci su di una efficace politica sull’immigrazione che oltre a prevedere programmi di integrazione dia una risposta al problema dei clandestini.
Dobbiamo essere capaci di dire anche SI , penso alle infrastrutture necessarie al paese. I no devono essere motivati e bisogna prevedere un’alternativa.
Dobbiamo essere portatori di idee per il futuro, ma ancorati ai problemi delle persone che vivono il presente.
A mio modo di vedere la Sinistra avrà un futuro in Italia solo se saprà essere unita. Le sconfitte certo fanno male, ma ritengo che l'unico progetto sostenibile oggi ed in futuro sia solo un progetto unitario.
Personalmente non ho nessun interesse di partito, ho solo un interesse a che tutte le forze che si richiamano ad una tradizione di Sinistra, socialista, socialdemocratica, comunista, ambientalista non spariscano e non si dividano per difendere piccoli interessi di parte.
Lo ridico la Sinistra o sarà unita o non sarà.
Il risultato è molto deludente non c'è che dire. Il 3% dei consensi non ci permette di essere rappresentati a livello nazionale. A livello locale siamo riusciti a far eleggere solo un “nostro” rappresentante in provincia, visto come sono andate le cose questo non era per niente scontato.
Ora secondo il mio parere per la Sinistra si aprono due strade.
La prima è quella di alzare bandiera bianca, dare ragione ai compagni che hanno formato il PD e confluire in quel soggetto politico per portare da lì il nostro contributo da Sinistra.
Vorrebbe dire arrendersi al piano di Veltroni e del PD cioè regolare i conti a sinistra, fare il pieno di voti di questa parte politica per poi rivolgersi al centro. Da anni sentiamo dire che in Inghilterra e negli USA la sinistra si trova all’interno rispettivamente del Partito Laburista e del Partito Democratico.
La seconda strada, quella più difficile, ma anche quella che spero diventi presto una realtà, è quella di formare al più presto il Partito Unico della Sinistra, (secondo me si dovrebbe chiamare Partito Progressista).
Tale soggetto dovrebbe innestarsi sull'esperienza dei quattro partiti fondatori, voglio credere e sperare che tutti e quattro i soggetti oggi a sinistra converranno per la nascita di questo nuovo partito.
La nuova sinistra dovrebbe prima di tutto chiedersi quali sono stati gli errori commessi.
Io credo che ci dobbiamo rinnovare e ritrovare il nostro rapporto con le persone.
Penso che una Sinistra moderna non sia solo quella dei no, ma anzi e soprattutto sia una Sinistra capace di dire anche dei SI e di trovare soluzioni nuove ai problemi del paese.
Dobbiamo tornare a parlare con i pensionati e lavoratori dipendenti. Aprire un dialogo con i lavoratori autonomi ed i piccoli imprenditori.
Dobbiamo esprimerci sul tema della sicurezza sociale, penso alla certezza della pena oltre che alla rieducazione del reo.
Dobbiamo interrogarci su di una efficace politica sull’immigrazione che oltre a prevedere programmi di integrazione dia una risposta al problema dei clandestini.
Dobbiamo essere capaci di dire anche SI , penso alle infrastrutture necessarie al paese. I no devono essere motivati e bisogna prevedere un’alternativa.
Dobbiamo essere portatori di idee per il futuro, ma ancorati ai problemi delle persone che vivono il presente.
A mio modo di vedere la Sinistra avrà un futuro in Italia solo se saprà essere unita. Le sconfitte certo fanno male, ma ritengo che l'unico progetto sostenibile oggi ed in futuro sia solo un progetto unitario.
Personalmente non ho nessun interesse di partito, ho solo un interesse a che tutte le forze che si richiamano ad una tradizione di Sinistra, socialista, socialdemocratica, comunista, ambientalista non spariscano e non si dividano per difendere piccoli interessi di parte.
Lo ridico la Sinistra o sarà unita o non sarà.
martedì 15 aprile 2008
SCONFITTA
Si siamo stati sconfitti. Si ci aspettavamo di perdere dei voti, ma addirittura di non riuscire ad eleggere nessun deputato e nessun senatore!!!!
Forse questa sconfitta ci farà bene.
Ora è arrivato il momento di riflettere.
Serve una Sinistra in Italia?
Io credo di si.
La sinistra può essere rappresentata ed inglobata nel PD?
Io penso che il PD sia un partito di centro-sinistra orientato al centro e che quindi non possa rappresentare appieno le istanze provenienti da una parte della popolazione italiana.
Cosa bisogna fare ora?
Credo che il progetto della Sinistra Arcobaleno debba proseguire.
Ora paghiamo gli errori fatti in due anni di governo Prodi. I tanti NO detti ed i pochi fatti concreti portati a casa.
C'è bisogno di una rigenerazione. Una Sinistra di governo che abbia un programma di Governo con tutti i SI che bisogna dire e che bisogna attuare.
Siamo al giorno, all'anno zero della Sinistra in Italia.
O si fa la Sinistra o si muore!!!
domenica 13 aprile 2008
FINALMENTE SI VOTA
Bene è arrivata la data delle elezioni, finalmente si vota.
Adeguandomi alla normativa vigente non posso fare campagna elettorale, ma ho deciso di fare gli auguri di buon voto a tutti i lettori e le lettrici del blog.
Ci sentiamo lunedì per commentare i risultati delle politiche, martedì invece si svolgerà lo spoglio riguardante le elezioni provinciali.
giovedì 10 aprile 2008
SERATA ELETTORALE - VOTO UTILE
Questa sera gioco in casa, si proprio in casa, alle bustecche!!!
Rocco ha organizzata una serata per spiegare i meccanismi di voto con cui ci dovremo confrontare fra domenica e lunedì!!!
La sopresa più grande si ha quando spulciando nel meccanismo elettorale viene fuori che se una persona vuole FARE UN VOTO UTILE per NON far vincere Berlusconi al Senato deve votare la Sinistra Arcobaleno.
Ebbene si voi che vi siete fatti traviare da Waltere dovete stare attenti, molto attenti!!!
Il vero VOTO UTILE, e poi io penso che ogni persona debba esprimersi come crede, cmq il VERO VOTO utile, almeno per il Senato, è quello dato a Sinistra Arcobaleno; così facendo si possono far perdere a Berlusconi ben 3 senatori!!!
E adesso caro Walter cosa mi dici? Non pensi anche tu che sia meglio un'affermazione di Sinistra Arcobaleno al Senato?
Io penso proprio di si!!!
Ben 3 senatori in meno vuol dire che forse la camera alta non diverrà appannaggio della destra!!!
Elettori adesso sapete quello che dovete fare voi che parlate di voto utile!!
O lasciate che tutti votino secondo coscienza o cominciate a dire che al senato bisogna VOTARE SINISTRA ARCOBALENO.
Tra l'altro i dati non sono di parte, ma sono stati espressi da un professore universitario super partes come DALIMONTE e pubblicati sul SOLE 24 ORE e quindi un giornale che ha poco a che vedere con la Sinistra.
Buon voto!!!
mercoledì 9 aprile 2008
Assemblea 194
Ieri sera si è tenuta a Varese, presso la sede dell'Anpi, un'assemblea pubblica riguardante la legge 194.
Erano presenti come relatori, la dott.ssa Gazzetta, una ginecologa, la sen. Capelli e l'on. Buffo.
La relazione della dott.ssa Gazzetta è stata molto interessate. Ha spiegato ai presenti tutte le fasi, regolamentate dalla legge, che portano all'aborto terapeutico. Ha parlato da persona preparata che conosce i fatti perchè ci lavora ogni giorno. Oltre che di aborto chirurgico la dott.ssa ha spiegato cosa si intende per aborto farmacologico e quindi "pillola" Ru486 e la cosìdetta pillola del giorno dopo. Si è fatto un cenno anche ai vari metodi contraccettivi che si possono usare.
La parola è poi passata alla sen. Capelli ed all'on. Buffo.
La serata è stata interessante e soprattuto si è capito che quando una donna o una coppia decide di abortire la strada non è semplice come tutti noi pensiamo, ma ci sono tanti ostacoli da superare e primo fra tutti i medici, obiettori di coscienza che tentano di mettere i bastoni fra le ruote.
Penso che ci siano dei diritti attinenti alla persone che solo il singolo individuo può decidere se utilizzare o meno e quindi ogni ingerenza invasiva esterna sia qualcosa di inaccettabile.
Credo che su questo tema come su altri ci sia bisogno di continuare a vigilare e mantenere alta l'attenzione.
domenica 6 aprile 2008
POSTINO - 3
Domenica mattina, continua il mio nuovo lavoro da postino.
Oggi mi tocca fare le zona di giubiano.
Mi sveglio alle dieci e per le undici sono fuori da casa.
Ho gli ultimi volanti da consegnare.
Prima di tutto faccio tutta la zona che si trova tra viale borri e la parte posteriore dell'ospedale.
Risalgo via Bixio e arrivo nella zona dell'ospedale del ponte.
Trovo qualche persona sull'uscio di casa e gli consegno il mio santino, uno mi richiama e mi dice che mi voterà (menomale uno in più ;-) ).
Scendo da Via del Ponte e arrivo in via Maspero e poi risalgo verso via carnia.
Ormai i volantini stanno per finire, ne lascio qualcuno alla fermata del pulman. Spero che qualcuno lo prenda per leggerlo.
Fine lavoro alle ore 13,00.
Penso proprio che il mio lavoro da postino sia finito per il momento.
Manca solo la zona più vicina a casa mia affidata a mia padre.
E non posso fare mica tutto da solo.
PS: Ringrazio pierino per il sostegno morale!!!!! bravo bravo!!!!
Oggi mi tocca fare le zona di giubiano.
Mi sveglio alle dieci e per le undici sono fuori da casa.
Ho gli ultimi volanti da consegnare.
Prima di tutto faccio tutta la zona che si trova tra viale borri e la parte posteriore dell'ospedale.
Risalgo via Bixio e arrivo nella zona dell'ospedale del ponte.
Trovo qualche persona sull'uscio di casa e gli consegno il mio santino, uno mi richiama e mi dice che mi voterà (menomale uno in più ;-) ).
Scendo da Via del Ponte e arrivo in via Maspero e poi risalgo verso via carnia.
Ormai i volantini stanno per finire, ne lascio qualcuno alla fermata del pulman. Spero che qualcuno lo prenda per leggerlo.
Fine lavoro alle ore 13,00.
Penso proprio che il mio lavoro da postino sia finito per il momento.
Manca solo la zona più vicina a casa mia affidata a mia padre.
E non posso fare mica tutto da solo.
PS: Ringrazio pierino per il sostegno morale!!!!! bravo bravo!!!!
GAZEBO + postino 2
E dopo la mattinata da postino si fa il Gazebo.
Arrivo in centro per le 14 e 30.
Calogero ed Angelo sono già li.
Si monta il gazebo, si alzano le bandiere e si mette il materiale sul tavolino.
Siamo pronti per l'ultimo sabato di campagna elettorale.
Siamo veramente in tanti.
Arrivano Cosetta e Sonia, Fabio e Pippo, Desy e Oscar.
Piazza monte grappa è piena di gazebi e assume una veste multicolore.
Il materiale va via abbastanza bene, si vede che le persone si vogliono informare sul voto.
Io rimango in piazza fino alle 17 e 30 perchè poi vado a fare la seconda parte da postino.
Passo prima da casa a recuperare i volantini e poi si inizia.
Oggi pomeriggio si fa San Carlo, tutta la zona che dalla chiesa arriva fino alla Bticino.
Ormai mi sto allendo, non camminavo così tanto da quando mi è cominciato a far male il ginocchio.
Faccio prima la zona dietro la chiesa di S. Carlo, per capirci quella vicino al campetto da calcio.
Passo poi alla zona del lavatoio e poi via dall'altra parte di viale borri si torna verso le Bustecche.
Passo anche da Via Monte Thuar dove lascio il mio santino al mitico alessio!!!!
Si finisce per le otto.
Ho le gambe a pezzi, ma la fatica è quasi finita.
sabato 5 aprile 2008
POSTINO - 1
Ormai mancano solo otto giorni alle elezioni.
E' iniziato il conto alla rovescia.
Io devo imbucare nel mio collegio circa 3500 volantini.
Per fortuna non sono da solo, ma Pippo si dovrebbe occupare di Giubiano, mio padre delle Bustecche e parte di San Carlo ed io del resto.
Oggi mi sono svegliato alle 10,00. Beh è sabato e ieri sera ho fatto tardi.
Comunque colazione veloce e poi ero pronto per iniziare la mia nuove missione.
Destinazione Bizzozero.
Ho fatto tutta la zona del capolinea della C e tutta la castellanza di Bizzozero (zona scuola e chiesa).
Penso di aver imbuca circa 800 volantini in due ore.
Non c'è male come inizio.
Ora vado in centro, tra poco ci sarà un nostro gazebo in piazza monte grappa.
venerdì 4 aprile 2008
ARRIVA RITA
OGGI ARRIVA RITA BORSELLINO.
Ore 17,50 esco dall'ufficio, dai è venerdì e con la compiacenza del capo si esce prima.
Ore 18,15 recupero Pierino davanti al Tribunale e ci si avvia verso le ville Ponti.
Ore 18,20 si arriva a destinazione.
La sala è gremita (al più presto inserirò le foto fatte da ale).
Non c'è un posto libero, mi tocca stare in piedi come tanta gente vicino a me.
All'inizio io e Ale ci mettiamo in fondo, ma poi arriviamo in prima fila.
Piero fa le foto, ormai non si stacca più dalla sua macchina fotografica.
Si inizia con l'avv. Ruperto che ci fa una relazione sulla mafia che ormai è una realtà anche qui al nord, anche qui in provincia di varese. Direi che la situazione è molto grave e va tenuta sotto controllo e contrastata immediatamente.
Intervengo anche Livetti, il candidato presidente alla provincia, e Desy che legge un comunicato dell'Arci.
Bene ora tocca a Rita.
Ci racconta di come lei si sente nata dal luglio 1992. Quel tragico luglio in cui la mafia, nell'arco di tre mesi, per la seconda volta colpiva un funzionario dello Stato.
Ci parla della strategia mafiosa che ne è seguita, le bombe a Roma, Firenze e Milano.
Ci dice di come è nata la sua decisione di fare qualcosa per cambiare le cose.
E' nata così la carovana antimafia.
La sua esperienza nell'arci e in Libera.
Ci racconta dei tanti giovani che ora possono sfruttare i beni confiscati ai mafiosi.
Perchè per gli uomini d'onore è un disonore perdere la roba e vedere che quelle terre, quegli edifici sono utilizzati da persone che lavorano onestamente.
Rita ci dice che la sua parte politica è la Sinistra l'Arcobaleno perchè oggi solo in questo partito si possono ritrovare i valori in cui lei si riconosce.
Alle 19,30 è finito tutto.
Veramente molto bello.
Mi sento di dire che al Senato abbiamo una capolista splendida.
Ore 17,50 esco dall'ufficio, dai è venerdì e con la compiacenza del capo si esce prima.
Ore 18,15 recupero Pierino davanti al Tribunale e ci si avvia verso le ville Ponti.
Ore 18,20 si arriva a destinazione.
La sala è gremita (al più presto inserirò le foto fatte da ale).
Non c'è un posto libero, mi tocca stare in piedi come tanta gente vicino a me.
All'inizio io e Ale ci mettiamo in fondo, ma poi arriviamo in prima fila.
Piero fa le foto, ormai non si stacca più dalla sua macchina fotografica.
Si inizia con l'avv. Ruperto che ci fa una relazione sulla mafia che ormai è una realtà anche qui al nord, anche qui in provincia di varese. Direi che la situazione è molto grave e va tenuta sotto controllo e contrastata immediatamente.
Intervengo anche Livetti, il candidato presidente alla provincia, e Desy che legge un comunicato dell'Arci.
Bene ora tocca a Rita.
Ci racconta di come lei si sente nata dal luglio 1992. Quel tragico luglio in cui la mafia, nell'arco di tre mesi, per la seconda volta colpiva un funzionario dello Stato.
Ci parla della strategia mafiosa che ne è seguita, le bombe a Roma, Firenze e Milano.
Ci dice di come è nata la sua decisione di fare qualcosa per cambiare le cose.
E' nata così la carovana antimafia.
La sua esperienza nell'arci e in Libera.
Ci racconta dei tanti giovani che ora possono sfruttare i beni confiscati ai mafiosi.
Perchè per gli uomini d'onore è un disonore perdere la roba e vedere che quelle terre, quegli edifici sono utilizzati da persone che lavorano onestamente.
Rita ci dice che la sua parte politica è la Sinistra l'Arcobaleno perchè oggi solo in questo partito si possono ritrovare i valori in cui lei si riconosce.
Alle 19,30 è finito tutto.
Veramente molto bello.
Mi sento di dire che al Senato abbiamo una capolista splendida.
GIOVEDI' 3 APRILE 2008 - INDUNO OLONA
Bene bene.
Questa sera ritrovo ad Induno Olona, presso la biblioteca comunale.
Evento: la presentazione dei candidati dei collegi di Malnate (Ruggiero Laura), Induno Olona (De Santis Eleonora) e Lavena Ponte Tresa (Benzi Virgilio).
La serata comincia subito male, visto che non riesco a trovare questa benedetta biblioteca, così dopo un po' di giri chiedo ad un passate che mi dà le indicazione giuste e poi ritrovo anche all'assemblea.
Verso le 21 e 30 si inizia, i candidati si presentano da soli, ognuno porta la propria esperienza personale e le idee che porterà, se eletto, in consiglio provinciale.
La parola passa a Livetti che parla di scuola, precariato e ambiente.
Inizia così un bel dibattito dove la maggior parte degli intervenuti hanno la possibilità di esprimersi.
Si parla dei problemi dei tre collegi con le persone che ci abitano ed alla fine si ha la sensazione che la serata sia proprio riuscita bene.
Alle 23 e 30 sono sulla strada del ritorno, verso casina.
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